Pierre Maraval
Giustiniano
Il sogno di un impero cristiano universale
Traduzione italiana a cura di Lucia Visonà
Indice
Pierre Maraval
Justinien. Le rêve d’un empire chrétien universel
© Tallandier Editions, 2016
“This edition published by arrangement with L’Autre agence,
Paris, France and Anna Spadolini Agency, Milano, Italy. All
rights reserved. No part of this book may be reproduced
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in writing from the publisher.”
Giustiniano. Il sogno di un impero cristiano universale
Prima edizione italiana – Palermo
© 2017 Maut Srl – 21 Editore
www.21editore.it
ISBN 978-88-99470-14-2
Tutti i diritti riservati
Opera pubblicata con il sostegno del Centre National du Livre
Progetto graico e impaginazione: Luca De Bernardis
Immagine di copertina:
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Prefazione
Introduzione
Le fonti
Le fonti primarie, gli storici, i cronisti
Altre fonti
Il contesto storico e geograico del regno di Giustino e Giustiniano
L’impero romano e i suoi vicini
Costantinopoli
Il problema religioso e le sue implicazioni politiche
IX
13
13
13
19
20
20
25
34
Prima parte
IL REGNO DI GIUSTINO (518-527)
I. L’ascesa al potere di Giustino
Una proclamazione sorprendente
La carriera di Giustino
La carriera di Giustiniano sotto Giustino
41
41
45
47
II. Il regno di Giustino (518-527)
La politica religiosa
Il ritorno al concilio di Calcedonia (518)
La riconciliazione con Roma (520)
La persecuzione degli oppositori
La politica interna
I disordini delle fazioni e la loro repressione
Altri fattori di disordine
La politica estera
La Persia e i paesi caucasici
A sud del mar Rosso
I barbari dell’Europa centrale
51
51
51
55
60
63
63
64
64
64
69
70
III. Passaggio di poteri: Giustiniano imperatore, Teodora Augusta
Giustiniano, l’uomo
Teodora
71
72
74
IV. L’entourage di Giustiniano: i depositari del potere e i loro collaboratori
I consiglieri dell’imperatore: il concistoro e il senato
L’amministrazione palatina
L’amministrazione provinciale: i prefetti del pretorio
L’amministrazione provinciale: i governatori
L’amministrazione municipale
83
83
84
88
90
91
L’esercito (militia armata)
I vescovi
Le fazioni
93
99
100
Seconda parte
GIUSTINIANO UNICO IMPERATORE
“LA NOSTRA EPOCA FELICE” (527-540)
I. Affermare la propria legittimità: l’ideologia imperiale
105
II. Instaurare l’ordine voluto da Dio: l’opera legislativa (ino al 534)
La codiicazione delle leggi
La creazione di nuove leggi
115
115
120
III. La politica religiosa prima del 532
L’azione di sorveglianza sulla Chiesa
La lotta contro le dissidenze religiose
I pagani
Eretici e considerati tali
Gli Ebrei e i Samaritani
I monoisiti
125
128
131
131
135
138
141
IV. L’ordine pubblico: la rivolta di Nika (532)
147
V. Dopo Nika: curare le ferite della città
Santa Soia
Altre chiese
Altri ediici
157
157
161
161
VI. Dopo Nika: ritorno all’ordine e nuove riforme
La prefettura di Giovanni di Cappadocia
Le nuove leggi
Riforme amministrative
La riforma della giustizia
Diritto di famiglia e diritto successorio
Leggi su schiavi, coloni e poveri
La repressione dei comportamenti devianti
La politica iscale
163
163
164
165
172
174
178
181
182
VII. Dopo Nika: la politica religiosa dal 532 al 540
Il dialogo tra vescovi calcedoniani e monoisiti (533)
Due editti teologici di Giustiniano (533)
Il concilio del 536
La ripresa delle persecuzioni
La lotta contro il paganesimo
VIII. Politica estera: sul fronte persiano (528-540)
I preparativi per la guerra
Primi scontri (528)
L’invasione persiana del 530
La campagna del 531
La “pace perpetua” (settembre 532)
197
199
201
202
203
IX. Politica estera: i Balcani
Fortiicazioni e negoziati
Invasioni dal 528 al 535
205
206
207
X. Politica estera: la riconquista dell’Africa
Il regno vandalico
Le cause della spedizione africana
I primi successi (giugno-dicembre 533)
La presa di Cartagine (15 settembre 533)
Il proseguimento della conquista e la ine di Gelimero
(dicembre 533-marzo 534)
L’Africa bizantina dal 534 al 543
Il problema dei Mauri e i primi disordini (534-535)
Rivolte all’interno dell’esercito (536-537)
Paciicazione (539-543)
211
211
213
216
220
XI. Politica estera: la riconquista dell’Italia
Il regno ostrogoto
Le prime tensioni
Gli inizi della riconquista (giugno 535-autunno 536)
La presa di Roma da parte di Belisario (dicembre 536)
L’assedio di Roma ad opera di Vitige (21 febbraio 537- marzo 538)
La riconquista bizantina del Nord Italia (giugno 538-540)
Assedio e presa di Ravenna (540)
235
235
238
243
246
246
251
254
222
225
228
230
232
Terza parte
UN’EPOCA DI AVVERSITÀ E DISILLUSIONI (540/541-565)
189
189
190
193
194
196
I. La seconda guerra contro la Persia (540-565)
La rottura della pace da parte di Cosroe I (marzo 540)
La campagna persiana del 540 e la presa di Antiochia
Cosroe in Lazica, Belisario in Persia (541)
Campagna di Cosroe del 542
Nuove operazioni dei Bizantini nel 542
Campagna di Cosroe del 543
Di tregua in tregua (545-561)
La guerra in Lazica (548-557)
Rivolte dei Samaritani e degli Tzani
Il trattato di pace (561)
263
263
264
269
270
272
273
274
274
278
279
197
II. L’Africa dopo il 541
281
Nuove rivolte dei Mauri (543-545)
Gli insuccessi di Areobindo (545-546)
Le campagne di Giovanni Troglita (546-547)
281
283
284
III. L’Italia dopo il 541
Proclamazione di Totila (ine 541)
Le vittorie di Totila (542-545)
Il ritorno di Belisario (ine 544)
L’assedio e la presa di Roma ad opera di Totila (ine 545)
Nuova presa di Roma ad opera di Belisario. Operazioni in Sud Italia
(aprile 547-ine 549)
Totila riconquista Roma. Invio di rinforzi (gennaio 550-ine 551)
Le vittorie di Narsete: Busta Gallorum, riconquista di Roma (552)
Teia continua la lotta, ma viene ucciso (552)
La resa di Cuma (554)
Gli ultimi combattimenti e la ine del regno ostrogoto
L’Italia bizantina
Una riconquista parziale in Spagna
289
289
291
293
294
IV. Incursioni dei barbari nei Balcani
I Bulgari e gli Sclaveni
I Franchi
I Gepidi e i Longobardi
I Cutriguri e gli Utiguri
L’invasione del 559
Gli Avari
309
309
310
311
313
313
316
V. Un’epoca di sventure
Un’epoca di catastroi
La peste
Sismi, fenomeni metereologici, incendi
319
319
319
322
VI. I disordini interni
Misure impopolari. Pietro Barsime
Scontri e proteste
Una cospirazione contro l’imperatore
325
325
327
329
VII. Gli effetti delle sventure sulle coscienze
L’opinione pubblica
La reazione dell’imperatore
333
333
337
VIII. La politica religiosa degli anni 541-565
Alcune costanti
Riportare i monoisiti all’ortodossia
La condanna dell’origenismo
L’editto del 544-545: Vigilio a Costantinopoli
Richiamo alle precedenti misure contro gli eretici (544-545)
L’editto del 551 contro i Tre Capitoli
343
344
348
349
351
353
353
296
297
299
302
302
303
304
306
Preludio al concilio del 553: ancora su Origene
Il concilio ecumenico del 553
Dialogo con i nestoriani
Giustiniano aftartodoceta?
355
357
360
362
IX. La morte dell’imperatore, i funerali e la successione
365
Bilancio
367
Note
Bibliograia
Elenco delle carte
Indice dei nomi di persona e di popolo
Indice dei nomi di luogo
375
408
422
423
429
Prefazione
I numerosi libri dedicati al regno di Giustiniano, spesso di
proporzioni considerevoli, si concentrano soprattutto sugli
aspetti politici, amministrativi e religiosi di questa era di transizione fra antico e Medioevo bizantino, concedendo ben poco
alla personalità dell’imperatore. Con questa sintesi esauriente
e aggiornata Pierre Maraval non fa eccezione1. Resta quindi
d’attualità il giudizio poco lusinghiero con cui Edward Gibbon
chiude la narrazione sul regno di Giustiniano: “Sarebbe dificile
delineare il carattere di un principe che non costituisce l’oggetto
più cospicuo dei suoi tempi”2. Pur apprezzandone le virtù morali
e lo spirito di iniziativa, Gibbon non lo considera un imperatore
degno di grandi lodi: non combatte in prima linea, è bigotto e
vanitoso, e inine risente della nefasta inluenza di Teodora (morta peraltro nel 548: Giustiniano le sopravvisse quasi vent’anni)3.
Con simili presupposti, la “scommessa biograica” sembra già
persa in partenza4.
Naturalmente Gibbon dipendeva da Procopio, storico di corte
ma anche autore del feroce pamphlet Carte segrete (Anekdota),
pubblicato solo nel 1623 (la prima traduzione inglese è del
1674)5. Nonostante l’evidente malignitas, lo storico di Cesarea
ha avuto il sopravvento6; tentativi di riabilitare Giustiniano
come quello del contemporaneo di Gibbon Filippo Invernizi
sono poco più che curiosità bibliograiche7. Ma non possiamo
certo condividere il quadro del tutto negativo delle Carte segrete, dove la corte di Costantinopoli appare il ricettacolo di ogni
tipo di corruzione. Per converso, sarebbe insensato considerare
Giustiniano un distillato delle virtù dei più grandi imperatori del
passato romano: Augusto, prestando ciecamente fede a quanto
indica Giovanni Lido8.
Pur consapevole dei problemi della documentazione, Charles
Diehl è forse lo storico che più si è impegnato a ricostruire la
personalità di questo balcanico venuto apparentemente dal nulla, che all’età di quarantacinque anni ascese al trono imperiale
IX
e per quasi quarant’anni fu l’uomo più potente del mondo,
“l’ultimo dei grandi imperatori romani, purtroppo in un’epoca
di decadenza”9. Ma i dati più o meno contraddittori delle fonti
lasciano il suo proilo biograico in secondo piano rispetto all’opera politica, militare, legislativa e amministrativa. Per Diehl la
sola qualità incontestabile di Giustiniano è quella di essere stato
un grand laborieux, un gran lavoratore10 (un contrasto ideale
con i rois fainéants dell’Occidente merovingio nel secolo successivo?). In questo modo si dava credito all’immagine, affermata
nelle Novelle giustinianee e parodiata da Procopio nelle Carte
segrete, di un principe insonne, continuamente attento alla sicurezza dell’impero e dei cittadini.
Certo, questa immagine non era troppo lontana dal vero. Nel
corso del suo lungo regno, Giustiniano si adoperò instancabilmente per riaffermare la centralità dell’impero, sia sul piano
militare che su quello istituzionale, già nei primi anni di regno.
Fra le imprese notevoli si possono ricordare gli sforzi per consolidare le infrastrutture difensive, testimoniati da Procopio nel De
aediiciis11, e soprattutto l’opera giuridica, con una codiicazione
del diritto tuttora attuale. Ma Giustiniano non fu né il primo
né l’ultimo imperatore laborieux; in deinitiva, l’immagine fa
parte di una serie di topoi12, come quello (risalente a Cicerone)
di “timoniere della cosa pubblica” che ritroviamo nel dialogo
peri politikēs epistēmēs13.
Le stesse cautele vanno osservate esaminando i testi giuridici
attribuibili a Giustiniano stesso, dove l’imperatore rivendica
la perennitas e la validità delle leggi romane, confermando al
tempo stesso il sodalizio fra l’autocrate e l’insieme dei cittadini, nell’apparente rispetto della tradizione classica. In realtà,
come osserva Averil Cameron, Giustiniano si richiamava alla
tradizione romana solo quando gli conveniva14; del resto, il
rapporto fra princeps e cittadini era profondamente mutato, se
non altro perché l’imperatore è ormai “legge incarnata” (nomos
empsychos)15. Non a caso, per consolidare l’impero, Giustiniano
(venerato come santo dalle Chiese orientali) dovette insistere
sull’unità religiosa, perseguitando gli eretici e contrastando
X
la cultura pagana con una serie di misure restrittive, tra cui il
provvedimento di chiusura dell’Accademia neoplatonica (alcuni studiosi preferirono rifugiarsi nell’impero persiano, dove
regnava da poco il monarca illuminato Khusraw I)16. Anche la
cultura classica visse momenti dificili: ancora negli ultimi anni
del regno vi fu una nuova persecuzione, accompagnata da un
rogo di libri “pagani”17. Parallelamente, la cultura cristiana
viene declinata a diversi livelli: tra gli esempi più curiosi vi è la
Topograia cristiana di Cosma Indicopleuste, un trattato cosmologico che demolisce la tradizione scientiica in base ai precetti
delle Sacre Scritture.
Al di là dei topoi da decodiicare, ulteriori indizi sulla personalità di Giustiniano si possono forse riscontrare nei presupposti
ideologici della sua politica, in particolare nella concezione di
un impero inteso quale kosmos, contrapposto all’akosmia dei
barbari18. L’universalismo di Giustiniano, che ben si adattava a
una società di cittadini dove non vi erano più da tempo i peregrini, si fondava su un disegno utopistico, la cui testimonianza
più evidente è il De aediiciis, che documenta interventi imperiali
su ben 1.128 siti. Un esempio di particolare interesse si trova nel
libro VI, dedicato all’Africa riconquistata ai Vandali: Procopio
si sofferma sulla località costiera di Caput Vada (presso il capo
Kapoudia, vicino all’attuale Chebba in Tunisia), in cui il nuovo
ordine giustinianeo ha trasformato un arido borgo in una città
fortiicata vera e propria, dove i “rustici” (agroikoi), abbandonati gli aratri e la vita contadina, sono passati alla vita cittadina19. Al di là delle esagerazioni propagandistiche, dietro questo
disegno utopistico si possono scorgere ragioni meno razionali.
In effetti, circolava una tradizione sulle umili origini dell’imperatore (per il Procopio delle Carte segrete era un “rustico”, per
Zonara addirittura “bovaro e porcaio”), che ha contribuito a
consolidare l’immagine di un Giustiniano di “oscura razza” o
di “povero contadino illirico asceso al trono dei Cesari”20. Non
sappiamo quanto questa tradizione fosse giustiicata o tendenziosa; in fondo i territori di frontiera come i Balcani, popolati
da soldati-contadini, fornivano da tempo gran parte dei quadri
XI
militari dell’impero, e del resto, pochi anni prima della nascita
di Giustiniano, sul trono di Costantinopoli era salito addirittura il “semibarbaro” Zenone, un alto uficiale di stirpe isaurica,
proveniente dai margini dell’Anatolia. Non è quindi escluso
che l’insistenza di Giustiniano nell’introdurre la civilitas presso
i barbari e i marginali fosse un rilesso della sua esperienza personale di uomo di frontiera, che a dispetto delle origini modeste
e rurali era diventato centro del mondo.
Giusto Traina
Introduzione
Le fonti
Molti sono i documenti del lungo regno di Giustiniano giunti
ino a noi: innanzitutto testi legislativi promulgati dallo stesso
imperatore, lettere che indirizzò a vescovi e al papa con le rispettive risposte; poi testi direttamente ricollegabili agli eventi
stessi, atti di concili o di incontri tra vescovi, scritti teologici.
Possediamo inoltre numerose opere storiche sotto forma di
narrazioni elaborate, volte a imitare la tradizione storiograica
classica, o sotto forma di cronache, che si limitano a elencare
in ordine cronologico gli avvenimenti politici importanti e le
catastroi naturali, ma che non mancano di riportare aneddoti
e ritratti di personaggi. Allo stesso tempo, disponiamo di testi
redatti da alcuni degli attori della vita politica e culturale dell’epoca, come giuristi, diplomatici, poeti, teologi.
Le fonti primarie, gli storici, i cronisti
Tra le fonti primarie più importanti troviamo alcuni testi giuridici (il Codice giustinianeo, il Digesto, le Istituzioni, le Novelle)
e amministrativi, tra i quali il Synekdemos di Ierocle1, una lista
di città e province dell’impero romano stilata tra il 1° agosto
527 e l’autunno 528, i verbali di diversi concili, provinciali o
generali (tra cui quello del 553) e persino delle riunioni ecclesiastiche. Lettere di Giustiniano, dei papi e dei patriarchi sono
conservate nella Collectio Avellana. Le Variae di Cassiodoro
contengono le lettere uficiali redatte dall’autore in qualità di
magister oficiorum o di prefetto del pretorio dei re dei Goti.
Lo storico più importante del regno di Giustiniano è Procopio
di Cesarea2 (500-553 o 560 ca.). Nato a Cesarea di Palestina, in
XII
13
che cambia, ma non è ancora moribondo, e tutti i cambiamenti che si manifestano non sono segni del declino. Giustiniano
non è l’ultimo imperatore romano, erede di un modello ormai
esaurito, ma è il primo imperatore bizantino che, pur facendo
riferimento per principio all’“imprescindibile antichità”, è alla
ricerca di un nuovo modello. Quello che trova, contraddistinto
dall’autoritarismo teocratico e da un cristianesimo intollerante,
poco consapevole dei cambiamenti della società del tempo, mostrerà rapidamente i suoi limiti. Resta il fatto che, nonostante i
fallimenti di cui non è sempre il principale responsabile, non si
può negare a Giustiniano il merito di aver concepito nel corso
del suo lungo regno grandi progetti – irrealizzabili, ma ispirati
da profonde convinzioni –, di aver tentato con audacia di realizzarli e di aver ottenuto anche alcuni successi eclatanti.
Note
Prefazione
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
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15
16
17
18
19
20
374
Cf. sotto, p. 373.
Edward Gibbon, The History Of The Decline And Fall Of The Roman Empire, vol. IV
(1788), cap. 43.
Averil Cameron, “Gibbon and Justinian”, in Rosamond McKitterick, Ronald Quinault (a
c. di), Edward Gibbon and Empire, Cambridge U.P. 1997, pp. 34-52.
In generale, cf. François Dosse, Le Pari biographique. Écrire une vie, La Découverte, Paris
2005.
Averil Cameron, “Writing about Procopius then and now”, in Christopher LillingtonMartin, Elodie Turquois (a c. di), Procopius of Caesarea: Literary and Historical
Interpretations, Routledge, London-New York 2017, pp. 13-25.
Cf. Hans-Georg Beck, Lo storico e la sua vittima: Teodora e Procopio, Laterza, Roma-Bari
1988 (ed. orig. München-Zürich 1986).
Filippo Invernizi, De rebus gestis Justiniani Magni, Paulus Junchius, Romae 1783.
Giovanni Lido, De magistratibus, 2.28. Cf. Sviatoslav Dmitriev, “John Lydus’ political
message and the Byzantine idea of imperial rule”, Byzantine and Modern Greek Studies,
39 (2015), pp. 1-24. Lido tace signiicativamente su Costantino: vd. Michael Maas, John
Lydus and the Roman past: antiquarianism and politics in the age of Justinian, Routledge,
London-New York 1992, p. 43; 74.
Diehl 1901, p. 666.
Diehl 1901, Cf. sotto, p. 74.
Questi aspetti sono stati recentemente evidenziati da Georges Tate, Il tentativo di rifondazione dell’impero, Salerno editrice, Roma 2006 (ed. originale Fayard, Paris 2004).
Vd. Immacolata Eramo, “Sul compendio militare di Siriano magister”, Rivista storica dell’Antichità, 41, 2011, pp. 201-222 (217).
De scient. pol. dial. 5.148 (cf. Cic. rep. 2.29, 51). Vd. Orazio Licandro, “Il trattato
πε ὶπο
ῆ ἐπ ή η ovvero del princeps ciceroniano nell’età dell’assolutismo. Concezioni
e dibattito sull’idea imperiale e sulle formae rei publicae alla corte di Giustiniano (Vat. Gr.
1298)”, Iura 64 (2016), pp. 183-256: ivi bibliograia.
Averil Cameron, “Old and New Rome: Roman Studies in Sixth-Century Constantinople”,
in Philip Rousseau, Manolis Papoutsakis (a c. di), Transformations of Late Antiquity. Essays
for Peter Brown, Ashgate, Farnham 2009, pp. 15-36 (32).
Novelle, 105, 2-4. Cf. Meier 2004; Eramo, art. cit., pp. 218-219.
Edward J. Watts, “Justinian, Malalas, and the End of Athenian Philosophical Teaching in
A.D. 529”, The Journal of Roman Studies 94 (2004), pp. 168-182.
Malal. 18, 136.
Giuliana Lanata, Società e diritto nel mondo tardo antico. Sei saggi sulle Novelle giustinianee, Giappichelli, Torino 1994.
De aediiciis, 6.1.15. Le operazioni furono iniziate da Belisario: Guerre 3.15.34-35 (dove
il sito non è nominato).
Procopio, Carte segrete, 6.2-3; Zonara, 14.5.1. L’espressione “obscure race” è di Gibbon,
cit., §40, quella di “pauvre paysan ilyrien monté sur le trône des Césars” di Diehl 1901, p.
4. Cf. di recente Filippo Carlà, “‘Eunuch und Kaiser’: Dürrenmatt, Giustiniano, Teodora,
Bisanzio e lo Stato ‘totale’”, Anabases, 13, 2011, pp. 27-52 (48-49).
375
Introduzione
39
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36
37
38
PLRE IIIA, p. 597 Hierocles.
PLRE IIIB, pp. 1060-1066 Procopius 2. Su Procopio, Cameron 1985; Evans 1971; Roques,
intr. a Constructions (2009); Howard-Johnston 2000 (p. 21 per la data della morte).
La datazione delle opere di Procopio resta molto discussa: Scott 1987; Evans 1996a;
Codoñer 2003; Brodka 2004, pp. 14-151; Croke 2005; Greatrex 2013 e 2014 (citazione
p. 96).
Procopio, V, 3, 6-9. Kaldellis 2004, p. 165 sq. ne fa un deista.
PLRE IIIA, pp. 23-25 Agathias; Cameron 1970; Brodka 2004, pp. 152-192.
PLRE II, pp. 612-613, Ioannes Lydus 75; Maas 1992, pp. 24-31; Schamp 2006, I/1,
pp. xiii-cxv; Dmitriev 2010. I riferimenti senza titolo a Giovanni Lido rinviano al De
magistratibus.
Kaldellis 2004a; Cameron 1985, p. 243 ritiene molto verosimile che si conoscessero, benché manchino prove dirette.
PLRE IIIB, p. 873 Menander 1.
PLRE IIIB, pp. 994-998 Petrus 6.
PLRE IIIB, p. 948 Nonnosus 1.
PLRE IIIA, pp. 713-714 Iordanes 1.
PLRE IIIB, p. 1306 Theophanes 1.
PLRE IIIA, pp. 355-356 Cosmas (Indicopleustes) 2; Wolska-Conus, introd. a Topograia
cristiana, p. 37.
Dīnawarī (891), Ibn al-Qutayba (899), Ya’qūbī (verso 900), Ṭabarī (923), Mas’ūdī (955),
Hamza al-Isfahanī (970), Bal’amī (963), Tha’ālibī (1038), Bīrūnī (verso 1050).
PLRE IIIA, pp. 452-454 Evagrius.
PCBE 3, pp. 494-519 Iôannès 43. Non è presente nel PLRE.
PLRE II, pp. 1194-1195 Zacharias (the Rhetor).
PCBE 3, pp. 960-973 Zacharias 1.
PLRE IIIB, p. 1244 Theodorus 2.
Assente dal PLRE.
PLRE IIIA, pp. 662-663 Ioannes Malalas 50. Scott 1985; Recherches 2003/6.
PLRE IIIA, p. 711 Ioannes 299.
PLRE II, pp. 710-711 Marcellinus 9.
PLRE IIIB, p. 1373 Victor 5.
RE VA2, vol. 2127-2132 Theophanes 5.
Muriel Debié, L’Écriture de l’histoire en syriaque, Lovanio, 2015.
PLRE IIIB, pp. 1089-1090 Romanos 2; Koder 2008, p. 278, 282.
PLRE IIIA, pp. 354-355 Fl. Cresconius Corippus.
PLRE IIIB, pp. 979-980 Paulus 21.
Beck 1959. Voci del Dictionnaire encyclopédique du Christianisme Ancien (DECA), I-II,
Paris, 1990-1991; PCBE 3, pp. 457-469 Hypatios 4.
DPhA Va, pp. 455-563 Philopon (Jean).
Esempi in AnTard 2000.
Tuttavia manterrò il termine “Bizantini” per indicare i sudditi dell’impero di Giustiniano,
al ine di evitare possibili confusioni.
Gregorio di Tours, Storia dei Franchi, II, 38.
Decker 2007.
Su queste fortezze, Honigmann 1961, pp. 9-20.
Maas 2005, pp. 547-590.
Downey 1960; Mango 1985.
Il nome attuale, Istanbul, deriva dal greco eis tēn polin, nella città.
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Sugli Illiri, Croke 2001, pp. 78-101.
Sul Gran Palazzo, Featherstone 2013 (pianta p. 22).
Procopio, De Aed., I, 10, 11-19; Mango 1993, pp. 106-107.
Sull’ippodromo, Guilland 1969, I, pp. 369-595; Dagron 1974, pp. 314-319; Dagron 2011.
Costantino Porirogenito, Libro delle cerimonie, II, 78 (vittoria degli aurighi), ecc.
Maraval 2004, pp. 92-104, 400-410.
Sulle fazioni, Dagron 1974, pp. 348-364; Gascou 1976; Zuckerman 2000; sui prōtodēmotai, Wipszycka 1969, p. 198.
Sulla preferenza dell’imperatore, Dagron 2011, pp. 208-213.
Zuckerman 2000, p. 91.
Procopio, CS, VIII, 9-24.
Procopio, I, 24, 2-6 (trad. M. Craveri, Torino, 1977).
Dagron 2011, p. 12.
Gray in Age of Justinian, p. 241.
Cirillo di Scitopoli, Vita di san Saba, 56.
ACO III, pp. 106-110.
Sui cambiamenti della politica religiosa imperiale dopo Calcedonia, Maraval in Histoire III,
pp. 107-133.
PLRE II, pp. 212-214 Basiliscus 2.
Testo in Evagrio, Storia ecclesiastica, III, 4.
Testo in Evagrio, Storia ecclesiastica, III, 7.
Testo in Evagrio, Storia ecclesiastica, III, 14.
PLRE II, pp. 78-80 Anastasius 4.
Di questo testo conosciamo solo frammenti.
Malala, XVI, 20 (408); Evagrio, Storia ecclesiastica, III, 44.
PLRE II, pp. 1169-1176 Fl. Vitalianus 2. Fonti: Giovanni di Antiochia, fr. 242 Mariev;
Giovanni non fa parola delle motivazioni religiose di Vitaliano, e nemmeno Evagrio,
Storia ecclesiastica, III, 43 o Zaccaria, HE, VII, 13. Procopio, I, 8, 3 lo presenta come un
usurpatore; Malala, XVI, 16 segnala che la messa al bando dei vescovi fu un pretesto;
Marcell. Comes, a. 514 lo menziona come causa della sua rivolta, così pure Vittore di
Tunnuna, a. 514. Teofane, AM 6006 (160) parla della richiesta di un concilio. Sulla rivolta di Vitaliano, Ruscu 2008.
Coll. Avell., 138 (p. 565).
Teofane, AM 6010 (164).
Prima parte
IL REGNO DI GIUSTINO (518-527)
i. L’ascesa al potere di Giustino
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Croke 2007 reagisce contro la tendenza a presentare il regno di Giustino come semplice
preludio di quello di Giustiniano.
Fonti: Pietro Patrizio, in Costantino Porirogenito, Libro delle cerimonie, I, 93; Chronicon
Paschale, a. 518; Evagrio, Storia ecclesiastica, IV, 1-2; Malala, XVII, 2 (411); Teofane,
AM 6011 (165-166); Marcell. Comes, a. 518, 519; Zaccaria, HE, VIII, 1; Zonara, XIV,
5; Vittore di Tunnuna, a. 518.
PLRE II, p. 1058 Probus 7; pp. 898-899 Pompeius 2; pp. 577-581; IIIA, p. 606 Fl.
Hypatius.
PLRE II, pp. 67-68 Amantius; p. 88 Andreas 10; p. 1065 Theocritus.
PLRE II, pp. 840-842 Patricius 14.
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